Thursday, February 28, 2008
Lopes On Ibis
Da un po' di giorni sul desktop del mio pc campeggia una Ibis Mojo che ritengo essere una belle bici più belle mai costruite da che è nata la montain bike. Ieri pomeriggio dopo aver fatto un altro giro sul sito della Ibis mi collego a Sick Lines e leggo che Brian Lopes nel 2008 correra con la Ibis.
Tuesday, February 26, 2008
Nokia Morph
Un prototipo del Morph, che ricorda il modello 888 di Nokia, meno alieno all'occhio ma comunque fuori dall'ordinario, è attualmente esposto al Museo di Arte Moderna di New York."
Milano Torino
la milano - venezia che si tiene nel cuore dell’estate
e la classica dell’equinozio di primavera, la milano - torino
prima edizione della milano - torino in fissa
domenica 16 marzo 2008
ritrovo ore 5.45 e partenza ore 6.00
a milano in via torino (altezza piazza san giorgio)
arrivo a torino in via milano (altezza piazzetta della basilica)
percorso:
milano
cusago
albairate
abbiategrasso
vigevano
mortara
candia lomellina
casale monferrato
morano
crescentino
chivasso
settimo torinese
torino
lunghezza totale percorso 165 km (circa)
due le regole ferree:
- scatto fisso
- freno anteriore
consigli spassionati:
- caschetto
- rapporto adeguato per una media che va dai 29 ai 39 km/h
- gamba tonica
- bici in ordine e necessario per autoriparazione in strada
- pillola di cianuro in caso di fallimento
la corsa non e’ competitiva
e’ un progetto collettivo nonche’ autorganizzato, ognuno/a e’ responsabile di se stesso
non esistono responsabili, iscrizioni, assicurazioni, controlli, vetture scopa, premi e menate del genere
tutti possono partecipare senza esclusione di sesso, eta’ o quant’altro
il rientro a milano e’ previsto per il pomeriggio del giorno stesso in bici piu’ treno, ognuno e’ tenuto a prenotarsi/aquistarsi il biglietto comprensivo di posto bici.
buona corsa e molla buni! "
source:
Monday, February 25, 2008
Transition Vagrant
links:
Transition Bikes
Transition Vagrant
Sunday, February 24, 2008
New Santa Cruz Blur LT
The new bike has new links. It pedals better. It’s plusher. It has a smidge more travel. And a ton more standover clearance. New tubes, new dropouts. And a bottle opener. And it weighs the same as last year’s model."
links:
BikeMag
Bike Radar
Santa Cruz
Friday, February 22, 2008
Cipollini....Black Machine
His bike is fitted with Shimano Dura-Ace instead of Campagnolo Record, Lightweight Standard wheels rather than the official Cole Products hoops and he even uses Specialized tubular tires instead of the officially supplied Challenge rubber.
In place of a Stella Azzurra stem is a carbon fiber Bontrager Race XXX Lite model (painted black on one bike) and Cipollini head is protected by a Specialized helmet, not a LAS.But what of the frame itself? Cipo’s frame bears no resemblance to anything in the DeRosa stable and is decorated only with large ‘Cipollini’ badging on the main triangle"
Thursday, February 21, 2008
Seasons Trailer
Wednesday, February 20, 2008
Tuesday, February 19, 2008
Fatti a mano in Italia
"25.4/28.6/28.6. Sono i diametri dei tubi: orizzontale, piantone, obliquo. Le misure classiche. Il 90/60/90 delle biciclette. Tubi magri e tondi di acciaio tagliati, sgolati, infilati nelle congiunzioni e saldati. O meglio, brasati. Già perché all'inizio, prima dell'avvento del cannello, per saldarli li cuocevano davvero sulle braci. Preistoria, direte voi.
Preistoria o no, negli anni '70 e '80 le bici le facevano così. E venivano piuttosto bene. Dalle parti di Varese c'era una ditta che produceva le migliori congiunzioni in lamiera stampata e tra Lombardia e Veneto c'erano un sacco di laboratori in cui abili artigiani erano indaffarati a costruire telai a ritmi serrati.
E non pensate ai soliti nomi. La maggior parte dei telaisti costruiva infatti soprattutto per altri, per i più grossi, in conto terzi. Lavoravano nell'ombra, erano il serbatoio cui attingevano le case che già godevano di maggior fortuna, che erano riuscite a imporre il proprio marchio grazie alle sponsorizzazioni o a qualche azzeccata idea imprenditoriale che non si chiamava ancora marketing.
Era la scuola telaistica italiana. O, se preferite, erano i taiwanesi di una volta. Comunque, a imparare da noi arrivavano fino dagli Stati Uniti e dal Giappone. C'era grande passione, creatività, quella vera, e la qualità era molto elevata. Molti erano in gamba, qualcuno magari si arrangiava, qualcuno era addirittura brillante, ma non sempre ebbe il maggior successo commerciale.
Dario Pegoretti fa il telaista da quasi trentacinque anni. E' stato allievo di Luigino Milani, uno dei migliori. Attivo a Verona sino agli inizi del '90, gran talento nell'organizzare il lavoro, nell'inventarsi sistemi ed utensili per renderlo più snello e veloce, tanto che con quindici dipendenti riusciva a sfornare duecento telai al mese. Poco conosciuto al grande pubblico, anche lui lavorava molto come terzista, e per i marchi migliori.
Quando la Milani Cicli chiude Dario Pegoretti si mette in proprio. Prima a Illasi, poi a Levico Terme e da qualche anno a Caldonazzo. Gli inizi non sono facili, ma Dario ha capacità, esperienza, e passione da vendere. E' uno dei primi a sperimentare con la saldatura a TIG, quando ancora nessuno sa nemmeno da che parte cominciare.
Collabora con le aziende più importanti e getta le basi di quella fama che lo porterà in breve a costruire i telai destinati ai corridori professionisti. La sua mano diventa richiesta. A quei tempi sono in pochi a saperlo ma molti dei migliori corridori degli anni '90 corrono e vincono con i suoi telai.
Nel '97 inizia a firmare i telai con il suo nome e oggi è uno dei pochissimi telaisti rimasti in Italia. Costruisce telai da strada e da pista eccezionali. Il paradosso è che li vende quasi esclusivamente all'estero. Già, perché noi italiani siamo un po' strani. Anzi, parecchio. Pensate che una volta un cliente gli ha ordinato un telaio e gli ha chiesto se poteva firmarlo con il nome di un altro costruttore...
Sulla copertina di un catalogo di qualche anno fa, Dario citava Mies van der Rohe: "La forma non è il fine ma il risultato del nostro lavoro". Si è dato poche, semplici regole: ottenere il miglior prodotto possibile in termini di prestazioni e di affidabilità. Lo sguardo è sempre rivolto alle competizioni. E la forma ha sempre una radice tecnica. Come se fosse l'unica possibile. Come nel caso della scelta dei tubi rotondi, il miglior compromesso tra rigidità laterale e resistenza alla torsione.
Il designer Enzo Mari ha scritto: "Una forma per me è buona quando è...quando ai più sembra troppo povera...Dunque quando non sembra, e per non «sembrare» deve corrispondere alla sostanza delle cose." Chissà, forse Mari e Pegoretti andrebbero d'accordo.
Oggi a Caldonazzo lavorano in tre. Dario, Pietro e Zoran. Un telaio Pegoretti è un prodotto autenticamente artigianale. Forse uno dei pochi rimasti. Tutto il processo è eseguito manualmente con la massima cura: dal taglio dei tubi alla verniciatura. Dario poi va anche oltre: studia le grafiche, si disegna da solo i cataloghi...
Assistere alla costruzione di un telaio nell'officina di Dario è un'esperienza affascinante. Una di quelle che mentre la vivi ti senti felice anche perché pensavi che ormai non ci fosse più in giro niente del genere. E' un modello saldamente acquisito, ripetuto e tramandato nel tempo che ti si dispiega davanti attraverso gesti precisi che l'esperienza ha reso semplici e naturali.
Dario è uomo concreto e come tale è incline a smitizzare, a riportare le cose alla loro giusta dimensione. Non si stanca di ripeterti che la bici è un oggetto semplice, "e' una bici, mica un aeroplano", e che costruire un telaio "è un lavoro che si fa a occhio".
Semplici sono inevitabilmente anche gli strumenti che usa per costruirla, che lui chiama familiarmente "tòchi de fèro", ma che in realtà sono utensili bellissimi, quasi tutti autocostruiti, che ti colpiscono per la loro essenzialità e intelligenza.
Non so quanti telai ci siano in giro in cui la scatola del movimento è stata saldata sulle note dei Pink Floyd, i forcellini posteriori su quelle di John Coltrane e il nodo sella con il Bolero di Ravel come sottofondo. A Caldonazzo succede spesso. Anzi, se vi venisse da chiedervi come mai la musica si sente così bene in officina è perché Dario ci tiene particolarmente e per non sbagliare si costruisce da solo casse ed amplificatore..."
Daysleeper
Attaccateli sulle palpebre quando avete gli occhi chiusi, imparate a dromire seduti, e sarete sicuri di imbrogliare chiunque passi vicino alla vostra scrivania. Non c’è alcun rischio che questo piano fallisca… credeteci. Ehm…"
Sunday, February 17, 2008
Die Hard
(Henri Desgrange sull'Equipe, 1902)
Friday, February 15, 2008
$20.000 Bike...
Factor 001
beru f1systems